Ci sono diverse opportunità che non vanno perse nella vita. Una di queste è l’Erasmus. Istituito nel 1987, il noto programma europeo permette agli studenti universitari di trascorrere un periodo da tre mesi a un anno presso un’università europea sulla base di un contratto formativo tra istituto ospitante e quello di provenienza.
In generale, il programma sostiene “l’istruzione e la formazione inclusive e di alta qualità, nonché l’apprendimento informale e non formale, sostengono i partecipanti di tutte le età e permettono di raggiungere le qualifiche e le competenze necessarie per una partecipazione attiva alla società democratica, una reale comprensione interculturale e la transizione verso il mercato del lavoro”
Si tratta di un’opportunità unica per chi è curioso, chi ama viaggiare e chi lascerebbe volentieri la propria zona di comfort per esplorare e capire la cultura di un altro paese.
Quando decisi di partecipare al programma ero al terzo anno nel corso di Graphic Design. La mia Accademia Di Belle Arti aveva una partnership con diversi istituti e accademie europee. Ma come si accedeva al programma? Ecco la mia esperienza.
I requisiti
Per potervi accedere, il mio istituto richiedeva una buona media dei voti, un portfolio di opere scolastiche e un esame di lingua inglese, francese o spagnola. La domanda per accedere al programma si faceva tramite un modulo nel quale si indicava anche la durata del programma e la destinazione.
Si potevano indicare tre destinazioni in ordine di priorità in quanto l’istituto poteva mandare solamente due studenti per paese. Per questo era anche importante essere strategici nella scelta della propria destinazione per poter essere sicuri di finire nella prima destinazione di scelta. L’istituto dava un punteggio e mandava per quell’anno poco più di venti studenti.
Le mie tre scelte erano Budapest (Ungheria) in un istituto di design e arti applicate, Lodz (Polonia) in una scuola di arte e spettacolo, e per ultimo Amiens (Francia). Io e il mio socio siamo stati i due idonei a partire per Budapest per un periodo di sei mesi.
Il vantaggio di scegliere Budapest per il mio Erasmus
Molti degli aventi diritto a partire avevano scelto la Spagna dove il nostro istituto aveva anche più partner. Io e il mio socio abbiamo voluto sin da subito partire verso una meta che fosse completamente diversa dalla nostra per cultura e lingua.
Essendo studenti di design, non vedevamo l’ora di immergerci in un contesto creativo diverso. Arrivati lì infatti, le nostre aspettative non sono state deluse: dalla segnaletica, alla forma dei tram, alle monete, tutto era parte inaspettato. Oggi Budapest è molto cambiata, ma nel 2010 si poteva ancora percepire una città tipicamente dell’est, cosa che mi affascinava tantissimo!
Scegliere un corso che non c’era nella mia università
Avevo scelto di frequentare il corso di animazione per poterla comprendere e applicare nel Graphic Design. Il corso era anche tra quelli che offrivamo i crediti maggiori da equiparare alle materie del mio istituto di provenienza.
Infatti, essendo uno scambio basato su contratto formativo, in Ungheria dovevamo svolgere e darci le materie che si equivalgono per attinenza a altrettante materie che avrei dato in Italia se non fossi partita. Non c’erano limiti di materie scelte: l’importante era avere il numero di crediti sufficienti per completare l’anno accademico.
Frequentare una scuola tra le migliori d’Europa senza costi aggiuntivi
Il MOME è tra le migliori scuole di design in Europa. La qualità degli insegnanti e dei progetti degli studenti è impeccabile. Frequentarla è stato possibile grazie all’Erasmus. La scuola ci ha accolti molto bene, ci ha anche offerto un corso in lingua e ci ha dato anche una carta d’identità da studenti validi per comprare l’abbonamento dei mezzi di trasporto a prezzi scontati. Questa carta ci è stata anche utile per visite ai musei e in tutti quei posti in cui si poteva usufruire di uno sconto per studenti.
Vivere in una capitale con un costo della vita conveniente.
Una delle motivazioni per cui avevo scelto l’Ungheria era per il costo della vita. Il programma ci accreditava circa 700 euro al mese a testa, più che sufficiente per affittare una casa al centro di Budapest e vivere in una capitale, senza restrizioni economiche o ricorrere all’aiuto dei nostri genitori. Sicuramente non sarebbe stata la stessa esperienza se fossimo andati in Finlandia o in un altro paese con costi di vita elevati.
Praticare una lingua grazie all’Erasmus
L’ungherese è una delle lingue più difficili al mondo. Unica nel suo genere, e pur avendo la possibilità di studiarne le basi, la lingua che usavo per comunicare era l’inglese. Molti studenti ungheresi parlavano molto bene l’inglese ed è stato facile mettere in pratica la lingua, aiutandomi a essere più fluente.
Erasmus è sinonimo di contaminazione
Vivere una cultura diversa dalla nostra può solo influenzare il nostro modo di vedere il mondo. È stato così per me in Ungheria, dal punto di vista creativo e umano. In Ungheria ho conosciuto talenti incredibili, professionisti che mi hanno aiutato a crescere professionalmente e persone tra le più ospitali che ci siano.
Ci si incontrava in eventi di animazione e anche feste con altri studenti internazionali che frequentavano non solamente scuole artistiche. Uno dei migliori modi per socializzare era invitare amici a cena, cucinando piatti italiani e/o filippini, visto che sono filippina di origine.
Il ruolo del mio Erasmus a Budapest nella creazione di Mash&Co
Sono arrivata a Budapest nel secondo semestre, durante un inverno glaciale e il mio Erasmus sarebbe durata sei mesi. Così, verso giugno, oltre a fare i nostri esami, ho assistito alle lauree degli studenti dell’ultimo anno. Erano delle cerimonie con tanto di poster dei progetti e ospiti illustri che giudicavano i progetti. Le opere degli studenti erano bellissimi e tecnicamente ineccepibili.
Si trattava di corti ma anche episodi pilota di una serie animata. Uno di questi progetti mi aveva colpito tanto, non solo per il progetto ma anche per l’idea imprenditoriale dietro. La ragazza aveva pensato al sito, ai gadget che si basava sui protagonisti della sua opera animata. Ricordo ancora il momento quando mi dissi in testa che avrei fatto una cosa simile per la mia tesi del biennio, quella in Grafica Editoriale alla quale mi ero già iscritta mentre ero ancora a Budapest.
È stato un anno intenso non solo per la tesi triennale, ma anche per i corsi che andavano completati, durante i quali animavamo frame by frame su carta e in digitale con un software. Avevo anche il corso di facendo puppet design per la creazione di un personaggio da animare in lo stop-motion, lip sync per produrre un corto che includeva un dialogo.
I nostri esami avvenivano nell’aula magna della scuola: come in un teatro eravamo al centro del palco e dietro venivano proiettati i nostri corti. Era un evento accessibile a tutti. Il pubblico e i giudici potevano farci le domande e le critiche. Per quanto riguarda la materia di puppet design, c’erano degli allestimenti appositi e i professori ci davano un giudizio.
Fuori dalla scuola, non mancavano momenti di socializzazione con altri studenti Erasmus da tutta Europa con i quali ho condiviso le migliori serate e i viaggi in altre città ungheresi ed europee. Abbiamo avuto la fortuna di viaggiare in Polonia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia in compagnia dei nostri amici con i quali mi sento ancora oggi. Molti dei nostri ex compagni di corso ungheresi collaborano anche con noi oggi nelle nostre produzioni.
Fuori dalla zona di comfort
Sarò sempre grata per aver avuto la possibilità di fare l’Erasmus. Oggi alcune dinamiche per accedere al programma avranno subito dei cambiamenti, ma l’essenza dell’Erasmus rimane la stessa: andare fuori la zona di comfort permette a chiunque di imparare.
Per il periodo 2021-2027 è partito il nuovo programma Erasmus+ con una dotazione finanziaria di 28,5 miliardi di euro, il doppio rispetto al programma precedente 2014-2020! Una bella notizia che fa ben sperare alla ripartenza dei programmi più di successo dell’Europa, nonostante impedimenti legati al COVID.
Abbracciare le sfide e contaminarsi con le diversità ampliano orizzonti e abbattono credo apparentemente consolidati. Grazie a questa esperienza, insieme al mio socio ho creato Mash&Co, progetto di tesi diventata impresa.